Post

Oh, fortunati

mi dico sempre che bisogna guardarsi bene allo specchio, dritti negli occhi e dirsi fortunati se ti capitano certe cose nella vita. A dirla tutta, non è mica una cosa grande che capita tutta in una volta, una di quelle fortune che si svelano inciampando per sbaglio in un tesoro o comprando il biglietto giusto della lotteria; è una cosa piccola, tanto piccola che se ve la dico mi immagino vi venga subito da ridere: io e i miei amici, non tutti, alcuni, ci parliamo con i colori. Lo so, lo so, mi potreste venire a dire che c’è gente in giro che vorrebbe sentir parlare di fortune più importanti, come avere uno stipendio per tirare avanti, o, ancora, qualcosa da mettere sotto i denti per far passare la fame. Avete ragione anche voi, e io di quelle fortune ho il sincero rispetto e mai le dimentico tra i miei pensieri. Però stavolta datemi il permesso di sfamare anche quella bocca che non si capisce bene se stia più all’altezza del cuore o dell’amigdala. Dicevo di questa fortuna, che chiss...

Vorrei cambiare lavatrice.

E' una di quelle sere dove vorrei prendere e cambiare lavatrice. Piove, forse nevischio, e fa freddo, così freddo che non ho voglia di tener aperta la porta che da sul cortile del palazzo per far uscire l'odore di salmone in padella che c'è in cucina. Però non avrei remore a cambiare lavatrice, ora. E' colpa di uno dei troppi volantini delle offerte speciali che trovo nella cassetta delle poste: mi sono già assuefatto a telefonini, televisori e decoder per la nuova televisione, lettori mp3 e condizionatori, filetti di carne e batterie di flaconi di detersivi per lavare piatti, alle lavatrici no. Forse non ancora. Il loro monocolo sornione mi spia dalla pagina e io provo un brivido di desiderio ad incrociare il loro sguardo lucido. Compulsione al possesso, tante esse quante sono le curve ammiccanti che si rivelano dentro il loro corpo dal perimetro asessuato. Voglio cambiare lavatrice, ne voglio una che sappia trattarmi delicatamente come fa con i golfini di cache...

vedo la gente baciarsi nelle foto di matrimoni.

vedo la gente baciarsi nelle foto di matrimoni. un sacco di gente mentre si bacia nelle foto che si fanno ai matrimoni. m'han sempre detto che non è una cosa bella quando ti succede. ora uscirò sul balcone e mi metterò ad urlare -Wolfgang! Wolfgang!-, senza un motivo, così perché ne ho voglia o magari solo per cercare di dimenticare che vedo la gente baciarsi nelle foto di matrimoni. sono sicuro che fuori, nel balcone accanto al mio, seduti sulla sua sedia a sdraio ci sono il mio vicino di casa ed il suo cane. io uscirò dalla porta-finestra e mi metterò ad urlare -Wolfgang! Wolfgang!- e allora lui mi chiederà perché urlo e chi è Wolfgang, e io gli risponderò che vedo la gente baciarsi nelle foto di matrimoni, un sacco di gente e poi riprenderò ad urlare -Wolfgang! Wolfgang!- mentre il cane inizierà ad abbaiare. il mio vicino di casa faceva la guardia giurata. ora è a casa e non ha un lavoro. è parecchio che non lavora, anzi, da che lo conosco non l'ho mai visto tornarsene...

è della polvere.

è della polvere che mi preoccupo non del tempo che passa non della distanza che ho messo tra noi è dalla polvere che mi guardo che ricopre le crepe che ho cercato di aprire e fa sembrare mare in bonaccia la tempesta che volevo arrivasse è della polvere che non mi fido delle sue carezze morbide dove prima sentivo schegge infilarsi sotto la pelle dei suoi occhiali kodachrome colorati e siamo io e te sulla spiaggia  ed un pallone mentre un cane abbaia e si porta via gli asciugamani mentre fuori si vedono carcasse di animali andare a fuoco tra l’immondizia e nel fumo nero si sente il grido della polvere che mi dice prima era meglio.

primo sole di primavera

ed il sole in cielo cacciabombardiere di primavera svuota sante barbare grigio casalingo e sgancia grappoli di nonni tristi sulle panchine nei parchetti a centro strada.

solo a lavorare.

siete nati nella povertà destinati solo a lavorare per regalarmi il boom la possibilità di imparare la libertà del precario il pensiero dei miei figli destinati solo a lavorare.

all'ora di pranzo.

Passa davanti al mio tavolo. Era da un po’ che non la vedevo, credo prima delle vacanze di natale. Quando arriva giusto di fronte a me, m’accorgo che le feste le hanno regalato una pancia da mamma. Dura un attimo. Sono sicuro mi abbia già visto arrivando, mi riguarda con la coda dell’occhio mentre cammina e fa in modo di girarsi di tre quarti verso di me, con la sua maternità. -Sono incinta, visto?!-, lo pronuncia senza parole, con l’eloquenza della sua posa, forse a dire che ci ha pensato qualcun’altro, è tardi, ma questo lo capirò solo dopo. La guardo incantato per quel poco di secondo in cui tutto accade, e giuro, mi sento felice, per lei. E’ radiosa nel suo abito di lana grigio che le arriva alle ginocchia e che le accarezza la pancia; un misto di sicurezza e tranquillità nel suo sorriso mentre c’è solo lei ora in mezzo alla coda per la mensa, raffigurazione di una madonna in attesa e, poi, senza aver dato nessun preavviso, si rigira e scompare dentro il brusio delle stoviglie.