Song to the Season


Prendo a prestito ogni stagione, mi ci danno sopra anche delle canzoni, alcune le cambiano ogni anno, altre rimangono più o meno sempre quelle. Quando arriva il momento di andare a restituire, chiedo se me ne posso tenere qualcuna, -sa, è per la mia playlist- dico, ma la risposta è sempre no, non è possibile. Non insisto, ma ogni tanto chiedo se quella canzone me la possono tenere da conto, senza spiegazzarla mentre la mettono via, che mi piacerebbe ritrovarla uguale al prossimo giro, ma allo sportello rispondono solo con un sorriso, come a dirmi non dipende da loro. Sono comunque gentili, riprendono indietro tutto senza controllare e hanno già pronta la stagione successiva: al signore che era davanti a me allo sportello han restituito per intero la caparra anche se ha riportato la sua piegata al centro, dandogliene una nuova, senza battere ciglio. Le confezioni sono tutte uguali per colore e dimensioni, tranne per l’etichetta stampata con il proprio nome e non si possono aprire subito allo sportello. Bisogna aspettare di arrivare a casa, appoggiarle da qualche parte, non c’è un posto in particolare, facendo finta di dimenticarsene.  La nuova stagione, quando ha preso abbastanza confidenza, esce dall’incarto e si attacca alla pelle, alcune stagioni anche alle ossa quando gli si passa vicino e si fa portare in giro canticchiando le canzoni comprese nel prestito e cancellando le playlist delle vecchie stagioni che gli capitano a tiro.




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