Tacchi
-Non ne avevo mai visti così, sono
troppo alti. Sei sicura?
-Sì, che c'è di male?
-Poi mi guarderai con aria di
superiorità, me lo sento.
-No, non succederà.
-Promesso?
-Promesso.
Tre settimane di ritardo. Non era mai
successo. Me lo ripeto mentalmente per non addormentarmi davanti alla
finestra, mentre guardo le gocce di pioggia scendere e portarsi via
la polvere della siccità estiva.
Me l'ha detto oggi, mentre prendevamo
il sole sul terrazzo. Mi stava raccontando di quando andava alle
superiori in un istituto femminile gestito dalle suore: lei e altre
due compagne di classe erano state scoperte da una bidella nel bagno
della scuola a bere gin e fumare. La bidella, - la ficcanaso! -
diceva lei, era andata subito a riferire tutto alla preside, così la
loro bravata era costata a tutte e tre una settimana di sospensione.
Solo a lei erano toccate anche due settimane di pulizia del cortile
della scuola. Sosteneva che quella punizione extra le era stata data
da suor Fernanda, così si chiamava la preside, perché era sempre la
prima ad attaccar briga con quelle delle altre classi durante la
ricreazione, o per via di un episodio di cui sospettavano ma non erano mai riusciti a
provare fosse stata lei. Una mattina, aprendo la scuola, il personale
si era trovato davanti alla grande statua in marmo della madonna che
stava nell'atrio, tutta ridipinta e truccata di colori fluorescenti,
riacconciata con una nuova chioma dall'attitudine punk ed un
bellissimo reggiseno rosso con le borchie metalliche all'altezza dei
capezzoli ad adornarle il petto e le mutandine, appese sulle mani
giunte in preghiera. Si era messa a ridere di gusto dopo aver
ricordato l'episodio, si era girata verso di me guardandomi negli
occhi e poi era scoppiata a piangere.
Tre settimane di ritardo, e proprio
oggi si era decisa a fare il test di gravidanza, meglio, i test di
gravidanza: ne aveva usati sette, per non lasciare spazio
all'incertezza, e tutti avevano dato esito positivo, tranne quello
con gli indicatori a forma di orsacchiotto e unicorno, destinato,
credo, a giovanissime ragazze madri, che sulla confezione aveva
riportato ben evidente che nel caso si fosse colorato l'unicorno,
significava che il pupo sarebbe rimasto ancora nel mondo delle
favole. Imbecilli.
-Glielo dirai?
-Lo sa già, gli ho telefonato
stamattina dopo aver fatto i test.
-Come l'ha presa?
-Mi ha chiesto se avevo usato quello
con l'orsacchiotto e l'unicorno.
-Perché?
-Me lo aveva dato lui.
-Ah.
-So cosa stai pensando.
-A te non è passato per la testa che
l'abbia fatto apposta?
-E perché avrebbe dovuto farlo? Con
sua moglie di mezzo, è solo un maledetto impiccio.
-Loro hanno figli?
-No, non ne hanno. Tu dici che..?
-E' un'idea.
-E' un'idea malsana, caro il mio
complottista. Devi smetterla di leggere Shakespeare, non ti fa bene.
-Non vorrei passare a Coelho e poi
ritrovarmi ad aspettare un pupo.
-Stronzo.
Si alzò e raccolse l'asciugamano, gli
occhiali scuri e tutti quegli accessori che solitamente una donna si
porta dietro quando si mette sul terrazzo di casa a prendere il sole;
infilò tutto nervosamente nella borsa e fece per prendere le scale
che portano al piano di sotto.
-E ora che farai?- le chiesi.
-Intanto una doccia, prima che lui
arrivi qui.
-Devo andarmene?
-Credi che cambi qualcosa? E comunque
lo sa che non scopiamo assieme.
-Come non detto. Niente privacy, tanto
non ce n'è bisogno.
-Speravi che gli dicessi che venivo a
letto con te?
-No, non speravo nulla. Non avrei
voluto esserci in mezzo per niente, tutto lì.
-Tutti ci conoscono perché lavoriamo
assieme, credi che non me lo avrebbe mai chiesto?
Scese le scale.
Come darle torto, non c'era persona in giro che non lo sapesse. Me lo sarei chiesto anch'io fossi stato al suo posto. Certo era che la situazione andava rivista: lei il pupo lo avrebbe voluto tenere? Lo avrebbe costretto a lasciare la moglie e lui sarebbe venuto da noi? No, non ci avrei mai creduto: era troppo abituato al lusso per rimanere più di due giorni in una vecchia casa di contadini che puzzava ancora da stalla e poi come avremmo fatto con il lavoro? Lo avrebbe voluto tenere lui, quindi? Lei sarebbe andata a vivere da lui, servita e riverita, neppure lo sforzo di appoggiare la tavoletta del cesso; il pupo sarebbe cresciuto tra la bambagia, viziato come gli stronzetti che si sarebbe ritrovato attorno, e io avrei dovuto vivere nella speranza che alla festa dei diciott'anni si potesse fare così tanto di coca da farsi scoppiare una vena del cervello. O magari a quella dei sedici.
Non riuscii a pensare a qualche altra
importante ricorrenza che potesse giungere prima, che dal bosco
iniziavano a sentirsi rumori di stormi d'uccelli che prendevano il
volo e poi di zoccoli al galoppo che si facevano sempre più forti.
Era un cretino, un fottuto cicisbeo cretino e pieno di soldi: almeno
oggi poteva mettere da parte la sua famosa e trionfale entrata a
cavallo per qualcosa di più dimesso, mi sarei accontentato anche di
un fuoristrada.
Me ne stetti ad aspettare in cucina che
arrivasse, mettendo su l'acqua per il the.
-Voi di casa, gentili ospiti, c'è
nessuno?!- chiamò da davanti all'ingresso.
Niente, non staccava mai; non ne poteva
fare a meno. Era proprio un cretino.
-E' aperto. In cucina.- risposi, -
Tanto la strada la sai.- aggiunsi a bassa voce.
Nel silenzio della casa, si sentì
prima la porta aprire e richiudersi, poi i suoi passi che
attraversavano l'ingresso e si dirigevano verso di me.
-Buongiorno a te Lupo! Salute e
Prosperità e che il tuo pelo possa rimanere sempre lucido!- mi
salutò con il suo sorriso da venditore di aspirapolveri quando
apparve sulla porta.
-Azzurro.- gli risposi.
Ci fu qualche secondo di silenzio dopo
che ebbi finito di pronunciare il suo nome, in cui il principe
Azzurro si aspettava che io continuassi sciorinando una formula
altrettanto nobile quanto la sua; quando capì che non sarebbe
arrivata, non si perse d'animo e ricominciò a parlare.
-Cortese Lupo, potresti annunciare il
mio arrivo alla bella Cappuccetto Rosso? Ho spronato la mia
cavalcatura a più non posso, dal mio distante regno fino a qui per
parlarle il prima possibile ed ora desidero vederla.
-E nessuno della protezione animali ti
ha fermato per strada?
-Come, di grazia?
-Non fa niente Azzurro. Ti ha sentito
arrivare. Siediti, vuoi una tazza di the?
-Ben gentile Lupo, potrei averla
accompagnata con tre zollette di zucchero, per cortesia?
-Certo Azzurro, con tre zollette di
zucchero. - ripetei annuendo, - Il boccone amaro arriva dopo.
-LUPO! - mi riprese Cappuccetto Rosso
mentre faceva il suo ingresso in cucina.
-Per te quante zollette, cara?
-Nessuna Lupo. Ti dispiace uscire?
-Uscire? Oh, ma certo, la privacy! Come
no, vi lascio subito soli! Metto qui sul tavolo il barattolo dello
zucchero, casomai cambiassi idea. - le diedi una strizzatina d'occhio
e me ne andai fuori.
Girai intorno alla casa per evitare di
incrociare il cavallo di Azzurro. Non avevo voglia di intavolare una
discussione con lui, perché è noto che i cavalli reali hanno solo
due argomenti di cui sanno parlare: le sempre più sottovalutate
proprietà concimanti dello sterco di cavallo ed il nuoto
sincronizzato, e su entrambi non avevo nulla da aggiungere a quanto
si sentiva già in giro. Mi accovacciai sull'erba, in penombra. Mi
guardai le zampe e mi trovai a pensare che erano veramente grandi.
-Sono incinta.
-Me l'hai già detto al telefono.
-Volevo dirtelo guardandoti negli
occhi, che effetto fa?
-Mi gira un po' la testa.
-Ti gira la testa, e basta?
-No, poi sono.. sono anche felice!
-Tua moglie?
-Mia moglie?
-La Principessa. Cosa dice?
-Non dice nulla a riguardo. Non lo sa.
-E quando pensi che glielo dirai?
-Rosso..
-Azzurro, è quasi un anno che mi togli
le mutande raccontandomi che devi trovare..
-Il momento giusto! Non è mica facile
nella mia posizione..
-Ti avranno dato ripetizioni di
diplomazia i tuoi precettori!
-Sì, ma..
-Sì, ma? Sono incinta Azzurro!
In-cin-ta! Devo farti un disegno su che cosa significhi? Hai bisogno
di far venire da palazzo qualche consigliere?
-No, ma..
-Sento squillare delle trombe, stanno
arrivando i tuoi rinforzi?
-No, è la suoneria del cellulare. E'
la Regina – Pronto, Madre, mi sentite?
-Ti sento benissimo Azzurro. Come
procede, le hai già spiegato tutto?
-No, Madre, non
ancora..
-E cosa stai aspettando? Che
partorisca?
-Madre, sono
arrivato ora dalla..
-Passamela.
-Madre, ma..
-Ho detto passamela! Sbrigati!
-Come desiderate,
Madre. -Vuole parlare con te.
-Con me?
-E' una proposta
per..
-PASSAMELA!
-Ti prego,
rispondi!
-E la nostra
conversazione?
-Ti prego! Prima
che vada in collera e scateni una guerra a questa parte del mondo
delle fiabe!
-Un tipino
diplomatico tua madre.. -Pronto..Regina?
-Pronto, Cappuccetto Rosso. Mi
voglia perdonare se la interrompo,
ma credo che quello che sto per dirle le stia molto a cuore. Sarò
breve, per cui le chiedo di lasciarmi parlare senza interruzioni, le
domande, se ne avrà, alla fine, intesi?
-Farò del mio
meglio.
-So che aspetta
un bambino da mio figlio. Come le è noto, il Principe Azzurro è
sposato con la Principessa Biancaneve ed entrambi sono destinati ad
essere i successori della corona, non appena io ed il Re lasceremo
loro il posto. Il fatto che ora quel cretino spargiseme abbia
combinato un pasticcio complica le cose: ci dispiacerebbe veder
finire il nostro magnifico regno per via di un riconoscimento di
paternità. Sappia che qualunque promessa mio figlio Azzurro le abbia
fatto riguardo alla possibilità di lasciare la Principessa
Biancaneve, non potrà mai, in alcun caso e per nessuna ragione
avvenire: tutte le terre che i sette nani hanno messo in dote alle
nozze ci hanno permesso di consolidare definitivamente il nostro
impero, portando prosperità ai nostri popoli, che come noi non hanno
la minima intenzione di tornare indietro.
-Nessuna
possibilità?
-Non vorrei però
che tutto questo suonasse come una minaccia nei suoi confronti, anzi:
se la sua volontà è quella di portare avanti la gravidanza lei
ha tutto il diritto di farlo, a patto di rinunciare a qualunque
pretesa sul trono..
-Ah, nessuna
minaccia?
-In ogni caso, in cambio riceverà
un sostanzioso vitalizio e potrà decidere di venire a vivere a
palazzo, dove verrà seguita dai migliori medici di corte, e, il
nascituro poi, dai migliori insegnati del regno.
-L'offerta è
allettante, ma cosa succederebbe se non dovessi rinunciare a..
-Si ritroverebbe in fondo ad un
pozzo con la pancia piena di sassi.
-Capisco.. Trovo
molto, molto interessante la sua offerta.
-Brava Cappuccetto Rosso, quel
cretino di mio figlio ha finalmente incontrato qualcuno di
coscienzioso, non come qualche mese fa quando ha messo incinta la
Principessa sul Pisello: uno strazio dover cercare di parlarle mentre
urlava che voleva suicidarsi e tirava su col naso a più non posso. A
presto.
Si sentì il bip di
chiusura della telefonata.
-La Principessa sul
Pisello? Qualche mese fa? - sibilò Cappuccetto Rosso.
-Prego?! - disse
Azzurro, impallidendo.
-Hai messo incinta
la Principessa sul Pisello!
-Ecco.. Sì.. Ma ha
abortito, non mi sembrava il caso di parlartene..
-Mi avevi detto che
eravate solo buoni amici!
-E' vero! Prima che
mi togliesse il saluto eravamo rimasti buoni amici!
-Buoni amici?! Te
la sei scopata e l'hai messa incinta!
-Ma, ecco..
-Quante altre buone
amiche hanno fatto la stessa fine? La Regina delle Nevi?
-No! E' frigida! Te
lo giuro!
-Fuori di qui!
-Stavo giusto..
-Fuori-Di-Qui!
-..Per dirti che..
-Per dirmi cosa?!
-..Che prima di
partire dal castello, mio padre ha dichiarato guerra al regno degli
Omini di Pan di Zenzero e io devo andare al fronte con lui e per un
po' non riusciremo..
-Vattene! Vattene!
VATTENEEE! - Cappuccetto Rosso gli tirò addosso il cellulare che
aveva ancora tra le mani. Lo colpì tra il labbro e la base del naso
e un rivolo rosso iniziò ad uscire dalla bocca contratta in una
smorfia di dolore. Azzurro tentò di girare su se stesso per prendere
la direzione della porta, ma cadde goffamente a terra e da lì
sgattaiolò via a quattro zampe, tornando alla posizione eretta solo
all'esterno, per riprendere la cavalcatura e sparire in men che non
si dica nella boscaglia. Rientrai in casa.
-Hai sentito qualcosa? - chiese
Cappuccetto Rosso.
-Ho le orecchie grandi, ricordi?
-Anche la telefonata?
-La Regina ha una voce terribile.
Decidemmo di andare a pranzare in città
e poi di abbandonarci allo shopping, per chiudere in bellezza quella
giornata. Decisi senza dirglielo, che la prima cosa che avrebbe
acquistato gliela avrei regalata io.
-Hai deciso che lo terrai?
-Non lo so ancora. Se lo tenessi, mamma
diverrebbe la nonna, non credo gradirebbe molto.
-Se fosse una bimba, diventerebbe lei
Cappuccetto Rosso.
-E io diventerei la mamma. Mi ci vedi a
dare buoni consigli? -non allontanarti dalla strada che attraversa il
bosco, mi raccomando Cappuccetto Rosso!- mentre sono in cucina e mi
faccio uno spinello.
-No, non saresti credibile, già mi
immagino le proteste delle associazioni dei genitori.
-E tu, poi vorrai più bene a lei che a
me. Non mi va.
-Gelosia? E' la prima volta che..
-Guarda! - e indicò una vetrina
dov'erano esposte delle mantelle rosse col cappuccio.
-Ti starebbe bene. Come al solito.
-Io veramente avevo visto queste. - ed
indicò col dito un paio di scarpe rosse con il tacco dodici che
facevano bella mostra di se sotto la mantellina.
-Non ne avevo mai visti così, sono
troppo alti. Sei sicura?
-Sì, che c'è di male?
-Poi mi guarderai con aria di
superiorità, me lo sento.
-No, non succederà.
-Promesso?
-Promesso.
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