La Casa del Mare di Rumore
Sto in una casa in mezzo al mare.
Sto in una casa in mezzo al mare di rumore.
Sto in una casa in mezzo al mare di rumore.
Non ci vengo spesso; quando la abito dormo sonni profondi, mangio e faccio l’amore con la mia ragazza. Non c’è nulla intorno, non mi metto a guardare la risacca che va e che viene, piuttosto leggo o guardo un film o ascolto musica, e talvolta capita, di quest’ultima, che se faccio suonare Kate Bush si senta la sua voce distorta, cavernosa come se arrivasse da ogni parte della casa in mezzo al mare di rumore. Le prime volte mi spaventavo e mi chiedevo come facesse, ora mi sembra una cosa simpatica, mi dico che in tutto questo periodo in cui non si è fatta vedere le sono cresciute le corde vocali, e questo di sicuro si riflette sulle sue canzoni, anche sui dischi già registrati.
Ma fosse solo per questo non sarebbe così divertente stare nella casa in mezzo al mare di rumore.
Quando dalla finestra entra del grigio, mi piace mettermi ad immaginare che vita fanno gli orologi fuori di qui: faccio delle supposizioni articolate sulle posizioni delle loro lancette, sia che ne abbiano tre, che solo quelle dei minuti e delle ore. Voglio un sacco di bene agli orologi, anche quando fanno i pasticci col tempo e mi lasciano senza qualche giorno o mi fanno trovare delle ore in più che non mi spettano. Succede che ogni tanto ne invito qualcuno a pranzo e provo a sottoporgli le mie domande, ma la cosa ogni volta li mette in imbarazzo perché iniziano a far ruotare le lancette senza fermarsi e un pranzo rischia di finire sempre all’ora di andare a letto in compagnia dei miei bisnonni, con buona pace del dessert gelato che porto sciolto in tavola.
Ci sono giorni in cui invece, anche se mi sforzo, non ho immaginazione.
Ascolto le onde del mare di rumore e non penso a niente, non mi viene in mente che magari tra quelle onde potrebbe esserci un galeone di pirati sordi che sta venendo a trovarmi per il the delle cinque o che un gabbiano con la pipa mi venga a portare l’invito per le sue nozze con una balena dai modi eleganti conosciuta in una secca che si trova poco distante da qui.
No, quando succede non mi viene in mente niente, così me ne sto tutto il giorno in silenzio davanti alla finestra fissandomi il naso in attesa che diventi color dell’acqua oppure di sabbia. Mi dico che sarebbe meglio, piuttosto che vivere senza immaginazione, che è un po’ come avere i polmoni ma non l’aria da respirare.
A fine giornata, quando il buio fuori fa a gara con quello della stanza, arriva la mia ragazza con una candela in mano per portarmi via dalla finestra. Appena mi tocca la spalla, io mi sciolgo tutto o mi sbriciolo, lei asciuga o spazza il pavimento a seconda del caso e va a dormire.
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