sindrome della casalinga.

Scatola nera n°1231100111-F, diario del capitano Baldin.

Villa Bena, venerdì 2 novembre 2012.
Scrivo queste righe ben sapendo che la fine è vicina, ineluttabile, nella speranza che in un futuro presente possano servire da monito e da guida per altri che incorreranno nel nostro stesso destino. A bordo, alla data di oggi, siamo rimasti solo io ed il contrammiraglio Benedetto, unico tra l'equipaggio che, come me, abbia riconosciuto fin dal primo momento i segnali della catastrofe che si sta per abbattere su di noi, mentre facevano la loro comparsa all'orizzonte.

Tutto è iniziato meno di una settimana fa, con uno strano irrigidimento nelle procedure di pulizia. Siamo gente abituata a combattere nel fango malarico e tra gli effluvi venefici delle discariche, l'ultima delle nostre preoccupazioni è se possano essere rimaste delle briciole del rancio sul pavimento della cucina, eppure da martedì una sospetta smania igienista ha preso l'equipaggio, in gergo militare noi la si definisce -sindrome della casalinga-. All'accademia militare ci erano state spiegate le varie modalità con cui attecchisce e tutte le varianti durante il breve decorso, fino all'esito, sempre infausto. Ci era stato detto che il poco lasso di tempo tra il momento in cui appare e quello in cui termina, trascinando con se le sue vittime, ha la tipica caratteristica esponenziale, dove i sintomi, prima sporadici, si succedono poi con una frequenza tale da tracciare nei diagrammi una linea quasi verticale.

Così sta succedendo ora, con noi perfetti attori di questo maledetto copione. Dopo anni di posticipi, oggi io e il contrammiraglio Benedetto abbiamo sgombrato da vecchi mobili il poggiolo, che ne riducevano lo spazio calpestabile, tanto che non vi avevamo più accesso e molti tra l'equipaggio non sospettavano nemmeno della sua esistenza. Sempre oggi, dopo un blitz in un capannone industriale sotto il controllo delle truppe svedesi, siamo riusciti a trafugare delle tende per la mia cabina, anche qui dopo anni in cui alla domanda -perché non mette le tende alle finestre capitano?- rispondevo sempre con un laconico – perché voglio vedere la luce delle stelle – a cui, purtroppo spesso faceva seguito un -potrebbe almeno lavare i vetri, non si vede nulla.-, ed io dovevo prendermi la briga di gettare il cadavere in mare, dopo avergli sparato alle tempie. Ma non basta, sempre oggi io e il contrammiraglio Benedetto abbiamo comprato – oh gesùcristo! è troppo! è così angosciante che non riesco nemmeno a lasciare che il ricordo riemerga per poterlo scrivere! – abbiamo comprato, uno ciascuno, un cesto per la biancheria sporca.

Manca poco oramai a che un pesante silenzio cali per sempre su villa Bena, ma in un ultimo, terribile sforzo io ed il contrammiraglio Benedetto ci siamo chiesti com'è potuto succedere tutto questo, e, nonostante non vi sarà più la possibilità di ricevere dal comando militare un encomio, voglio comunque riportare qui l'alto valore del contrammiraglio: dopo aver tentato invano di tracciare quali possano essere stati gli eventi scatenanti, ricercando difetti nelle traiettorie delle carte astrali, monitorando l'andamento delle macchie solari, leggendo gli oroscopi di Rob Brezsny e riascoltando al contrario Nostra Signora dei Turchi di Carmelo Bene, il contrammiraglio Benedetto mi ha fatto notare come nella serata di mercoledì ci siano state delle donne in villa Bena. Ricordo esattamente le ultime parole del contrammiraglio Benedetto: – Donne capitano Baldin, mica pizza e fichi.-

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