all'ora di pranzo.
Passa davanti al mio tavolo. Era da un po’ che non la vedevo, credo prima delle vacanze di natale. Quando arriva giusto di fronte a me, m’accorgo che le feste le hanno regalato una pancia da mamma. Dura un attimo. Sono sicuro mi abbia già visto arrivando, mi riguarda con la coda dell’occhio mentre cammina e fa in modo di girarsi di tre quarti verso di me, con la sua maternità. -Sono incinta, visto?!-, lo pronuncia senza parole, con l’eloquenza della sua posa, forse a dire che ci ha pensato qualcun’altro, è tardi, ma questo lo capirò solo dopo. La guardo incantato per quel poco di secondo in cui tutto accade, e giuro, mi sento felice, per lei. E’ radiosa nel suo abito di lana grigio che le arriva alle ginocchia e che le accarezza la pancia; un misto di sicurezza e tranquillità nel suo sorriso mentre c’è solo lei ora in mezzo alla coda per la mensa, raffigurazione di una madonna in attesa e, poi, senza aver dato nessun preavviso, si rigira e scompare dentro il brusio delle stoviglie.